Sono 151 le morti bianche nei primi mesi del 2018 rispetto ai 113 dello stesso periodo del 2017. Nel 2016, 641 decessi e nel 2017, 632. In 10 anni i morti sul lavoro sono stati 13.000.
di Concetta La Rosa – sindacalista
1 Maggio 2018: festa dei lavoratori. Viene da lontano, dalla Chicago del 1886 dove morirono 11 uomini per mano della polizia nel massacro di Haymarket durante uno sciopero . In Italia viene ufficialmente riconosciuta nel 1947 e celebrata il primo maggio dopo che il fascismo la proibì, spostandone il luogo, la data, il senso: 21 Aprile, giorno del Natale di Roma. 1947, anno della strage di Portella, luogo simbolo dove ogni anno in tanti affollano quel piano ed ogni anno una brezza leggera segna le presenze e la storia, di tutti quegli uomini donne e bambini morti per mano del bandito Giuliano, al soldo della mafia agraria.
Quest’anno Cgil Cisl e Uil hanno scelto Prato per il corteo ed il comizio dei tre segretari confederali perché rappresenta una importante e simbolica realtà industriale. Il tema è la “Sicurezza: il cuore del lavoro.”
Sono 151 le morti bianche nei primi mesi del 2018 rispetto ai 113
dello stesso periodo del 2017. Nel 2016, 641 decessi e nel 2017, 632. In
10 anni i morti sul lavoro sono stati 13.000.
No, non sono numeri, sono persone, uomini e donne che sono morti mentre
lavoravano. Si deve lavorare per vivere ma non morire di lavoro.
Esistono i responsabili e sono tutti quelli che credono che investire
sulla sicurezza sia un costo, tutti quelli che allentano le misure
coercitive per il rispetto di quelle norme a tutela della incolumità,
tutti quelli per cui la sciatteria nell’esecuzione di un obbligo ha
trovato spazio nel ricatto e nel lavoro precario.
Sono 365 i giorni che passano da un primo Maggio all’altro e di anno in anno; ma cosa è cambiato in questo anno? E cosa negli anni? Che il lavoro sia stato destrutturato è visibile agli occhi di tutti, deregolamentato, delocalizzato, robotizzato e sempre più precario. Lo dicono le letture dei numeri che seppur registrano qualche segno positivo sono riferibili solo ai tempi determinati, ( su 303 mila unità in più, 342 mila sono tempi determinati) lavoro precario quindi. Lo dicono le ore di lavoro in meno, lavoro povero quindi. Lo dicono l’aumento dei part-time involontari, lavoro discriminante quindi. Lo dicono l’enorme divario di occupazione fra uomini e donne, segregazione occupazionale quindi.
Ed infine una disoccupazione fra nord e sud che allarga un divario
incolmabile e che necessita di interventi strutturali, piani di
investimento oltre che di una classe politica all’altezza del compito.
Certo il movimento sindacale e i lavoratori uniti hanno conquistato
diritti per mezzo di battaglie aspre e dure. E questa giornata ricorda
quell’impegno e il sacrificio anche di vite umane. Quelle battaglie
hanno fatto i diritti ma anche la democrazia e quella resistenza ancora
oggi deve trovare la propria ragione nel ridurre le diseguaglianze e
affermare la giustizia sociale ancora lontana.
In questa giornata, le piazze si sono riempite nel ricordo e nella
festa. Io ho voluto ricordare uno di quei momenti di lotta, quella dei
lavoratori in sciopero ad Avola nel 1968, anno che sfocierà poi nelle
contestazioni. Morirono due lavoratori sotto il fuoco incrociato della
polizia e altri 48 rimasero feriti. Oggi su quella strada, la strada
statale 115, dove lo sciopero venne represso col sangue, la lapide
commemorativa non aveva alcun fiore, nessun segno, nessuno a ricordarli.
La nostra terra, la Sicilia, è stata teatro di tante lotte finite col
sangue e di tanti ammazzati. L’eccidio di proletari, in Sicilia ha
assunto carattere particolare in quanto vi era in atto una durissima
lotta nella campagne contro la rendita e la proprietà feudale.
Il ricordo in questa giornata che pone al centro la sicurezza
non può che andare anche ai 6 lavoratori di Mineo morti mentre
ripulivano una vasca per esalazioni tossiche. Non avevano alcuna protezione di sicurezza.
Così per quella memoria così importante ne voglio ricordare i nomi:Giuseppe
Zaccaria, 47 anni, Natale Sofia, 37, Giuseppe Palumbo, 57, Natale
Giovanni Sofia, 37, Salvatore Tumino, 47, e Salvatore Smecca, 47.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA